Il racconto di un lunedì speciale in un’azienda agricola nel Vercellese

I benefici che la natura è in grado di generare sugli anziani sono noti da tempo. Si parla ormai di eco-terapia o green therapy per indicare l’insieme delle attività che possono essere proposte per contribuire al benessere psicofisico delle persone anziane, in particolare con decadimento cognitivo: trascorrere del tempo in un giardino o in un bosco, ascoltare lo scorrere dell’acqua di un fiume o di un ruscello, occuparsi di giardinaggio configurano momenti di relax e di ristoro significativi. La visione di paesaggi e l’immersione in contesti bucolici, infatti, offrono stimolazioni sensoriali che consentono di ridurre vissuti emotivi quali ansia, agitazione, apatia e tristezza.

Se il contesto naturale viene fruito nell’ambito di un’esperienza di socializzazione e convivialità, l’effetto positivo complessivo risulta potenziato e favorisce la reminiscenza, il dialogo e la condivisione di pensieri ed emozioni.

Ecco il racconto di una giornata in cui i nostri Colleghi hanno “confezionato” stimoli e opportunità di serenità e benessere per un gruppo di Ospiti.

Una vera e propria boccata d’aria fresca per alcuni ospiti della Casa di Riposo “Fondazione Beraud” di Rovasenda (VC), gestita dalla Anteo Impresa Sociale, che dopo le limitazioni legate alla pandemia, si sono recati insieme sul pulmino in uso alla residenza, all’azienda agricola di Maria Paola di Rovasenda Biandrate, che ha generosamente offerto il pranzo. Una golosissima “paniscia”, piatto tipico vercellese preparato utilizzando il riso biologico dell’azienda, ha entusiasmato tutti noi!

Anche il Sindaco Gian Paolo Baietti ha partecipato a un’iniziativa semplice ma significativa, in armonia con il percorso di sviluppo e valorizzazione del territorio che l’Amministrazione locale sta intraprendendo: l’inclusione dei più fragili e l’offerta di occasioni di benessere vanno nella direzione di una sempre più attenta cura della comunità.

Una bella giornata di sole all’aria aperta e in compagnia, una piccola esposizione di oggetti della tradizione che ha stimolato i racconti dei nostri Ospiti, che hanno tracciato traiettorie di memoria attraverso i decenni, condividendo i loro ricordi, fra nostalgia, tenerezza e allegria.

Angela A., nata a Brescia ma residente a Rovasenda da ben 68 anni, ha raccontato: “a quattordici anni ho cominciato a mondare il riso; andavo in bicicletta per arrivare più in fretta per arrivare alla cascina Bardesa, ma mondare il riso era veramente dura… e tagliarlo ancora di più!”.

Giuseppa ci ha detto: “a quattordici anni sono venuta in Piemonte e sono andata a lavorare nella fabbrica di manifattura, poi mi sono sposata e ho avuto un figlio. Ricordo quando usavo lo scaldino per scaldare mio figlio… oggetti di un tempo, che i più giovani non hanno mai neppure visto!”.

Maria ha ricordato: “sono veneta; mio marito mi ha portata in Piemonte, abbiamo avuto due figli… e ora sono qui…”.

Angela G. ha rievocato: “Usavo lo scaldaletto per combattere il freddo e la pompa per bagnare la vigna…. Era tutto faticoso!”.

Piero ha detto: “andavo in fabbrica, come tanti Biellesi; facevo sci di fondo, mi piaceva… E andavo a caccia: ho iniziato a 18 anni e ho smesso a 80”.

Gianrico si è concentrato sulla sua giovinezza: “sono Valsesiano puro: abitavo sotto il Monte Rosa. Ho lavorato per 38 anni in enti pubblici. Nel tempo libero, andavo a caccia di pernici e camosci. Ho fatto 15 mesi di militare ad Aosta; quando ho rivisto la caserma, 10 anni fa, mi è venuto da piangere, perché è completamente disastrata… Ho fatto la guardia a Bard, dove c’era la polveriera: mi avevano mandato lì in punizione perché il tenente mi aveva visto con la divisa non a posto…”

Armida ha condiviso la sua storia di emigrazione: “sono venuta a dodici anni in Piemonte perché in Veneto non c’era lavoro… e sono rimasta qui. Lavoravo in filatura. Mi sono sposata a sedici anni e ho avuto tre figli”.

Francesco ha ricordato: “sono Buronzese doc e sono figlio di agricoltori: questi attrezzi, lo scaldaletto, la pompa per bagnare la vigna, il paiolo per fare la polenta, li usavano i miei genitori quando ero bambino… Li ricordo benissimo, hanno fatto parte della mia infanzia!”.

Se all’andata gli Ospiti erano quasi titubanti, incerti sulla giornata che li aspettava, al ritorno l’atmosfera era gioiosa e spensierata: un gran senso di leggerezza e libertà si è sprigionato dai profumi, dai sapori, dalle parole e dai tanti sorrisi scambiati con spontaneità. Un’esperienza da ripetere!

Francesca Ferraris, Direttrice della Struttura, e gli Operatori Letizia Maestrini, Alessio Baglioni, Marinella Cremonese e Maria Graziani