PICCOLA NOTA DI METODO

Anteo è l’insieme delle persone che ogni giorno lavorano per far funzionare al meglio i servizi rivolti a persone che vivono varie forme di fragilità. In questo spazio, incontriamo storie, esperienze di lavoro e quindi di vita, che alcuni Colleghi generosamente mettono in comune con tutti noi. Questi testi nascono da interviste condotte secondo una postura narrativa: in primo piano, il sentire dell’intervistato, scelte ed emozioni, episodi significativi, riflessioni dall’interno di un ruolo che è sempre ben più di un abito che avvolge un corpo. Non troverete un’alternanza fra domande e risposte: le domande sono semplici stimoli che si sciolgono nel racconto dell’intervistato, nella compiutezza che esso restituisce. Siamo dunque a leggere le tracce permanenti che ha lasciato ogni incontro di intervista, ogni intreccio di sguardi accaduto in uno spazio e in un tempo definiti.

#intervistandoanteo n°10 “Silvia Serena, un’Assistente Sociale esperta come guida per disegnare il futuro”

Il mio ruolo, i miei obiettivi

Mi sono sempre occupata dell’ambito dei servizi al lavoro, orientamento, attivazione di tirocini lavorativi, relazioni sia con le persone alla ricerca di occupazione sia con i Centri per l’Impiego.
Sono ormai più di dieci di anni di esperienza e sono molto soddisfatta della mia quotidianità professionale. Prima della laurea, avevo svolto il tirocinio presso la Casa Circondariale di Ivrea, un’esperienza molto intensa: non sapevo riconoscere se fosse quella la mia strada, temevo che le emozioni mi schiacciassero e mi rendessero meno capace di essere utile… Così, quando ho scoperto questo tipo di attività, mi è sembrato che fosse maggiormente nelle mie corde.

È un lavoro molto coinvolgente, del quale non sospettavo nulla durante i miei studi: mi accade di affezionarmi alle persone che seguo, a volte sono lontane da tempo dal mercato del lavoro e condividono con me fragilità importanti.

Il mio ruolo è quello di case manager. E, in quanto tale, sono tenuta a non farmi sfuggire nulla: della persona, delle opportunità disponibili per ciascuno e il percorso da costruire insieme! Non conduco un processo di selezione del personale, la prospettiva è diversa. L’obiettivo primario è orientare, anche in un’ottica di lungo periodo. Non sempre le persone che incontro sono “pronte per il lavoro”: a volte occorre qualche passaggio, prima, ed è importante non mettere in situazioni complicate chi è fragile e ancora deve “riconoscersi” come portatore di competenze e risorse.

Il mio obiettivo è in realtà il nostro: far incontrare l’offerta, le disponibilità, le risorse e i bisogni della persona che cerca lavoro e si rivolge a noi, con la domanda, cioè le esigenze delle aziende. E affinché questo incontro sia “felice”, è necessario che la persona si esplori e si riscopra, con il nostro supporto.

Un cammino “in tandem”, sempre

Il percorso è molto diversificato, varia da persona a persona, ma si sviluppa secondo tappe necessarie, comuni a tutti: al primo incontro, verifichiamo insieme la scheda SILP, il Sistema Informativo Lavoro del Piemonte: l’anagrafica, le competenze, la formazione, la disponibilità sono campi essenziali, che devono sempre essere aggiornati. Questo tempo di intervista rappresenta il mio primo accesso alla storia della persona e si conclude con il rilascio di copia della scheda: una “fotografia” che va tenuta sotto controllo affinché raffiguri sempre il vero, in tempo reale.

La vera e propria presa in carico avviene con la stesura del Piano di Azione Individuale (PAI). L’orientamento, la consulenza di orientamento (stesura del curriculum, redazione della lettera di presentazione, simulazioni di colloqui di selezione, ecc.), la ricerca attiva del lavoro e l’accompagnamento al lavoro, con monitoraggio e tutoraggio sono i servizi che il nostro Sportello offre.

Uno snodo particolarmente significativo avviene con la stesura del curriculum, uno strumento essenziale che rappresenta una sorta di “distillato” della propria vita, in cui è importante decidere quali passaggi inserire e quali omettere e che deve anche rispondere a requisiti formali (per esempio la lunghezza, che è preferibile non superi le due/tre pagine). Consiglio sempre di essere sinceri (in particolare, per esempio, per quanto riguarda le conoscenze linguistiche, facili da testare) e di considerare le motivazioni di eventuali “buchi” temporali: a colloquio, di solito non sfuggono e bisogna essere pronti a spiegare, sempre in modo trasparente, a che cosa sono dovuti.

È il momento in cui pongo domande, incoraggio a “scavare” nei ricordi delle proprie esperienze professionali, a valorizzare anche fra quelle informali, che spesso dicono qualcosa di importante sulla persona, sui suoi interessi e valori. Il curriculum dice chi sei, non solo che cos’hai fatto. È un lavoro di “traduzione” di vissuti in abilità e competenze e può riservare piacevoli sorprese ai nostri stessi utenti, che inizialmente pensano di non avere niente da “raccontare” per proporsi al meglio. Accade che le persone subiscano una sorta di “blocco” della narrazione di sé: c’è chi è solo, chi si è demotivato nel corso del tempo e ha quasi smarrito il ricordo della sua identità, quantomeno per quanto riguarda la dimensione delle capacità e delle abilità. A volte addirittura del desiderio. Ricordo il curriculum che, alcuni anni fa, mi presentò un operaio metalmeccanico: conteneva nome, cognome, indirizzo, indicazione dell’ultima azienda in cui aveva lavorato e la dicitura “ho esperienza con gli oli”. Siamo partiti da qui, per recuperare il passato e disegnare il futuro, fra possibilità e desideri.

Al termine di questo processo, chiedo sempre alla persona se è soddisfatta, se si riconosce in quel documento, che per sua natura è dinamico, pieno di vita… e unico!

“Contenitori di opportunità” per svolte importanti

Il nostro Sportello lavora su vari bandi che si rivolgono a gruppi di persone diverse. Attualmente, i bandi attivi sono:

  • Buono Servizi Lavoro Garanzia Giovani, per chi ha meno di 30 anni ed è “NEET” (Not in Education, Employment or Training), cioè non è impegnati in percorsi di studi o formazione, né in alcun tipo di lavoro;
  • Buono Servizi Lavoro Svantaggio, per maggiorenni, senza limiti massimi di età seguiti da servizi sociosanitari quali Centri di Salute Mentale, Servizi per le Dipendenze patologiche, Uffici di Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E.);
  • Fondo Regionale Disabili: per coloro che hanno una disabilità pari o superiore al 46% (L. 68/99);
  • Bando Disoccupati, rivolto a persone inoccupate e senza occupazione anche da più di 36 mesi;
  • Bando Assistenti Familiari: abbiamo due progetti afferenti a questo bando : A.A.A Assistenza Affidabile a domicilio, con capofila CISSABO, e We take care, che prevede sette poli per sette territori e ha come capofila il Comune di Vercelli.

Si tratta di fatto di “contenitori di opportunità” per persone che, per vari motivi, rischiano di restare ai margini del mercato del lavoro. Alcune “etichette” utilizzate in questo settore possono suonare stigmatizzanti o quantomeno sgradevoli: in termini generali, non è piacevole essere definiti “soggetti svantaggiati” o “emarginati”. Tuttavia, queste stesse “etichette” svolgono una funzione in qualche modo di protezione, di tutela, perché mettono in luce caratteristiche che consentono l’accesso a strumenti preziosi per progettare e realizzare la propria esistenza. E liberarsi dalle “etichette”!

Tante storie, tanti ritratti del nostro tempo

Ricordo una donna disoccupata di circa 45 anni. Quando l’ho incontrata, non risultava più iscritta al Centro per l’Impiego, quindi siamo partite da lì, praticamente da zero. Sentiva di essere finalmente alla vigilia della sua ripartenza, avevo lavorato molto con lei sulla motivazione, ma proprio mentre ci stavamo affacciando sulla fase operativa si è ammalata di Covid-19. È stata ricoverata e nelle nostre chiamate l’ho sentita affaticata e giù di morale. Ma ora, dopo quella battuta di arresto, riprenderemo il nostro percorso.

Alcuni giovani chiedevano se fosse possibile effettuare altre colloqui presso lo Sportello, perché per loro era un modo per prendersi cura di sé, per uscire di casa con una motivazione legittima e al contempo beneficiare di uno spazio di ascolto non disponibile così di frequente.

Un ragazzo che abbiamo seguito per il bando Svantaggio era agli arresti domiciliari; ogni incontro doveva essere autorizzato dal magistrato di sorveglianza. Il percorso si è sviluppato anche durante la pandemia: all’inizio ha condiviso con me il suo stato d’animo, fatto di ansie e paure, e i colloqui hanno finito per avere per lui una valenza liberatoria, tanto che questa sorta di “relazione di aiuto” ha consentito di esplorare il suo vissuto focalizzandosi in modo efficace sull’obiettivo lavorativo. Ora ha ottenuto un contatto come apprendista manutentore nel settore edile. E quando capita che ci incontriamo, mi chiede: “Come mi vedi?”, per avere un riscontro da chi l’ha visto nei momenti più critici e ora lo vede finalmente proiettato verso una nuova serenità.

L’impatto della pandemia

Fra l’inizio di marzo e l’inizio di giugno 2020, tutti gli incontri sono stati sospesi. Tre mesi di blocco in cui, per esempio, i tirocinanti si sono ritrovati a casa, inattivi e senza percepire alcun compenso. Noi abbiamo mantenuto i contatti sia con le aziende sia con loro, per “non perdere il filo” costruito con tanta cura e, spesso, fatica.

La ripresa è stata complicata, soprattutto per chi aveva appena iniziato un percorso di inserimento lavorativo.

Una ragazza, però, ben dimostra quanto la motivazione possa superare molti ostacoli: affetta da ritardo mentale e spesso insicura in ambienti poco noti, era stata da poco inserita in un contesto della grande distribuzione organizzata; in nome di quel “ce la posso fare!” che l’aveva guidata fino al nostro Sportello e supportata dalla famiglia, dopo la sospensione forzata legata all’emergenza sanitaria ha ricominciato e proseguito con ottimi risultati il suo progetto lavorativo.

Per me, è importante trasmettere questo messaggio, soprattutto ai giovani, che a volte arrivano allo Sportello un po’ sfiduciati e pessimisti: ci sono possibilità concrete, reali. È necessario attivarsi in modo orientato. E crederci davvero.