Storiemigranti. Un libro da guardare per cambiare.

Questa non è solo una recensione. È un’esortazione: a partire per un viaggio attraverso ritratti, disegni e testi che raccontano trentadue vite; a riapprodare nel proprio mondo diversi, cambiati, come sempre avviene in qualche misura quando si viaggia “tutti interi”.

Il linguaggio visivo al servizio delle storie

Storiemigranti, di Nicola Bernardi e Sio, è uscito per Feltrinelli lo scorso anno: un graphic novel che fa ridere, piangere, scoprire prossimità. Propone scorci sorprendenti sulle vite straordinarie di migranti di varia provenienza e attraversa così stereotipi e tassonomie fruste.

Nicola Bernardi è un fotografo, laureato in Lingue Orientali, che ha iniziato la sua carriera a Sapporo e ha esposto a Nuova Delhi, Sidney, New York. Anche Simone Albrigi (Sio) è laureato in Lingue Orientali e ha vissuto a Sapporo; oggi è uno dei fumettisti più seguiti sui social network.

Nicola e Simone si conoscono proprio in Giappone e sperimentano insieme fin da subito una sorta di format: una narrazione composta da una sequenza di fotografie di persone e dalle loro storie a fumetti. Con storiemigranti, si sono fatti portavoce delle persone che hanno incontrato durante una settimana trascorsa in alcuni Centri di Accoglienza liguri. Il loro desiderio di svolgere un ruolo di “servizio” nasce dalle rappresentazioni spesso distorte del fenomeno migratorio. Sciacquando ogni ombra di retorica, va a segno grazie ad una grande risorsa: la semplicità.

Dare spazio, dare voce

La voce che ci arriva è quella originaria dei protagonisti, abituati a raccontarsi in contesti “burocratici”, per acquisire uno status con i relativi spazi di libertà e diritti; in questo caso, invece, le loro storie hanno potuto fluire senza scopi preordinati, esclusivamente per il valore che contengono e trasmettono. Ognuno ha potuto scegliere se partecipare al progetto e che cosa dire di sé; alcuni, da poco arrivati in Italia, hanno avuto modo di trasmettere la loro esperienza grazie a un mediatore, tutti in un ambiente aperto, trasparente, in una relazione di fiducia con gli autori. Non conosciamo i nomi dei narratori: le loro storie si collocano così in una sorta di spazio vuoto, privo di interferenze, filtri, distanze.

Un’esperienza di lettura immersiva

Il lettore è avvinto da immagini numerose e molto curate, da parole non numerose e (anche per questo) potenti. Storiemigranti si è aggiudicato il Premio Gran Guinigi di Lucca Comics & Games 2019 per il Miglior fumetto per giovani lettori, ma è senza dubbio un libro per tutti. Anche per la varietà di temi che tocca: la fortuna cercata e il fato capitato; la condizione di bisogno e il desiderio di autonomia e libertà; la Giustizia che pare eclissarsi e le ingiustizie troppo spesso subite; la famiglia, spesso spezzata, percorsa da conflitti o trafitta da lutti; la fuga dal destino, dalla povertà, dalla violenza; il lavoro desiderato, sudato, tradito; la morte, le assenze, le distanze; la solitudine, i nemici e gli alleati; le tante paure e gli interrogativi sul futuro; i rifiuti e le squalifiche, ma anche la voglia di farcela, la fiducia nel possibile.

La strana convivenza fra leggerezza e dramma

32 volti, 64 occhi che ti guardano (anzi, 62, perché un ragazzo si copre il volto con la mano: la sua è una storia di fuga da pericoli ancora troppo vivi per rischiare di essere riconosciuto e rintracciato dalle persone “sbagliate”). Solo 10 sono di donna, perché la migrazione in Italia è ancora esperienza soprattutto maschile. E poi, per ciascun protagonista, 2 pagine di fumetto, il tratto deciso, i colori pieni e vivacissimi, le forme quasi infantili, con visi espressivi come quelli “veri”: ecco che all’improvviso sorridi o addirittura ridi, perché c’è molta ironia in questi brevi racconti, ci sono anche due barzellette, mescolati a tanti racconti di quotidianità; ma ti commuovi anche, perché la tragedia a tratti si fa cupa e palpabile. E senti i lividi e le cicatrici nella tua carne.

Un lavoro corale

Tante persone hanno consentito, in maniera diversa, la realizzazione di un volume che è l’esito di un progetto complesso: incontrare occhi negli occhi persone spesso affaticate e preoccupate, a volte disincantate, ma in prevalenza fiduciose nel futuro e piene di desideri; raccontare pezzi della loro vita, senza per forza partire dalla comune esperienza di migrazione; perché ciascuno rimane unico e distinto, come sempre accade, dall’irriducibile singolarità della propria vicenda individuale.

Un libro straordinario (anche per potenza estetica) che alimenta l’attenzione all’altro per l’universo che contiene; un libro che allena in modo omeopatico ma non per questo poco efficace la nostra immaginazione a… migrare in luoghi del sentire e modi del pensare distanti eppure vicinissimi, scavalcando confini fra lingue, culture, abitudini, riti e riferimenti valoriali; un libro che gli autori sperano che fra 20 anni sia del tutto inutile.

La prima storia inizia con la parola “tempo“. L’ultima storia finisce con la parola “pace“.

 

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